FERITO A MORTE
di Raffaele La Capria regia Claudio Di Palma
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A cinquant’anni dall’uscita del libro che valse il Premio Strega a Raffaele La Capria, Claudio Di Palma propone, in chiave teatrale, Ferito a morte cucendolo su misura su un grande attore, Mariano Rigillo. Nelle sue note il regista spiega le ragioni della sua rilettura: “Ri-Leggere Ferito a morte. Non rileggere per reinterpretare sofisticando, ma rileggere nel senso più proprio del termine, ovvero: leggere ancora. Farlo secondo una procedura teatrale in grado di proporre una sinossi ricreativa ed esaustiva dell’articolata testualità di La Capria. Rileggere per restituire, con codici
A cinquant’anni dall’uscita del libro che valse il Premio Strega a Raffaele La Capria, Claudio Di Palma propone, in chiave teatrale, Ferito a morte cucendolo su misura su un grande attore, Mariano Rigillo. Nelle sue note il regista spiega le ragioni della sua rilettura: “Ri-Leggere Ferito a morte. Non rileggere per reinterpretare sofisticando, ma rileggere nel senso più proprio del termine, ovvero: leggere ancora. Farlo secondo una procedura teatrale in grado di proporre una sinossi ricreativa ed esaustiva dell’articolata testualità di La Capria. Rileggere per restituire, con codici espressivi diversi, l’emblematica veridicità dei luoghi in cui La Capria inquadra la borghesia napoletana di metà Novecento che inscena una drammaturgia della vacuità e dello spreco del tempo. Rileggere per rimisurare quel tempo dilatato di Ferito a morte in cui una sola “bella” giornata sembra continuamente frammentarsi e ricomporsi in anni diversi. […] Rileggere Ferito a morte, insomma, per percepire inspiegabilmente e momentaneamente il respiro di quella vita che è stata mentre ci si occupava d’altro”.