TUTTO CIÒ CHE È GRANDE È NELLA TEMPESTA
scene e regia Andrea De Rosa
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Nel 1933 Martin Heidegger, forse il più significativo tra i filosofi del Novecento, viene nominato rettore dell’Università di Friburgo. Il 27 Maggio dello stesso anno Heidegger pronuncia di fronte agli allievi il proprio discorso d’insediamento, destinato a diventare oggetto di pesanti accuse di collusione con il regime nazionalsocialista.
Il coinvolgimento di Heidegger con il nazismo è oggetto a tutt’oggi di infinite controversie; il Professore lasciò l’incarico di Rettore l’anno successivo, e il suo pubblico appoggio al regime di fatto cessò. Tuttavia, l’ombra del collaborazionismo con il Reich si estende ancora non soltanto come dato storico, ma anche come sinistra declinazione del suo pensiero.
Intrappolato nelle maglie del dogma nazionalsocialista, “Essere e tempo”, il suo scritto più noto e influente , ha rischiato e rischia tuttora di assumere valenze terribili e nefaste. Concetti chiave come il Dasein, l’esser-ci, oppure l’essere-nel-mondo o l’essere-per-la morte, principi costitutivi del suo intero corpus filosofico, se contestualizzati in accordo al volere hitleriano divengono immediatamente un detonatore pronto ad esplodere e a riscrivere parte della storia del pensiero.
Federico Bellini