L’eutanasia è un diritto. Parola di Antigone.
Per Polinice da tredici anni mantenuto fuori “le mura” della vita
Parte da Bologna, all’Arena del Sole dal 26 febbraio al 3 marzo,
la tournée dell’Antigone di Valeria Parrella
nella messa in scena firmata da Luca De Fusco
con protagonista Gaia Aprea

Inizia da Bologna – in scena all’Arena del Sole da martedì 26 febbraio a domenica 3 marzo – il tour italiano dello spettacolo Antigone, riscrittura originale di Valeria Parrella (pubblicata da Giulio Einaudi ed.) con la regia di Luca De Fusco, interpretato da Gaia Aprea (Antigone), Anita Bartolucci (Tiresia), Fabrizio Nevola (Emone), Giacinto Palmarini (il Corifeo), Alfonso Postiglione (Il Guardiano), Nunzia Schiano (la Detenuta), Paolo Serra (Il Legislatore), Dalal Suleiman (la Corifea).
Dopo il felice debutto al Napoli Teatro Festival Italia a settembre 2012 e forte del successo riscosso dalle rappresentazioni di novembre scorso al Teatro Mercadante di Napoli, l’Antigone rivisitata dall’autrice di Lo spazio bianco e Lettera di dimissioni, torna ancora una volta, in nome di quella stessa pietas che la vide infrangere “le leggi sovrane”, a rivendicare altrettanto legittime “ragioni del cuore” di fronte alla “ragion di Stato”.
L’amore per il giovane Polinice che da tredici anni giace fuori “le mura” della vita, spinge Antigone a compiere il gesto interdetto dalla legge, foriero di conflitto e di condanna, di “staccare la spina” e concedere finalmente degna sepoltura alle spoglie fraterne.
“Questa – dichiara Luca De Fusco – è un’Antigone che ho sentito subito necessaria; un testo che rilegge il mito con gli occhi di oggi spostando l’oggetto del conflitto su un versante contemporaneo ma riaffermando la questione centrale posta da Sofocle: la contrapposizione tra legge naturale e legge degli uomini.”

Nel solco delle rivisitazioni e riscritture del mito di Antigone – tra cui a teatro si ricordano quelle di Jean Anouilh del 1942 e di Bertolt Brecht del 1947, la quale ispirerà quella realizzata dal Living Theatre nel 1967 – questa di Valeria Parrella, pur attualizzando l’oggetto del conflitto innervandolo sul tema dell’eutanasia come libera scelta, mantiene tutto l’impianto della vicenda, la sua dimensione tragica, i suoi personaggi, attraverso l’invenzione di un linguaggio alto, potente, fortemente teatrale.

Le scene sono di Maurizio Balò, i costumi di Zaira de Vincentiis, il disegno luci di Gigi Saccomandi, le musiche originali di Ran Bagno. La produzione è del Teatro Stabile di Napoli e Fondazione Campania dei Festival.
Dopo le rappresentazioni a Bologna, lo spettacolo andrà in scena a Genova (dal 5 al 10 marzo al Teatro della Corte); a Salerno (dal 14 al 17 marzo al Teatro Verdi); a Torino (dal 4 al 7 aprile al Teatro Astra); a Roma (dal 9 al 21 aprile al Teatro Eliseo); a Catania (dal 23 aprile al 5 maggio al Teatro Ambasciatori).
Il 27, 28 e 29 novembre 2013 sarà a Parigi in scena al Theatre National De Chaillot.

Foto e immagini dello spettacolo disponibili su www. www.teatrostabilenapoli.it
ufficio stampa sergio marra mob.335.1215079 | e-mail s.marra@ www.teatrostabilenapoli.it

Arena del Sole, Via Indipendenza 44 Bologna, dal 26 febbraio al 3 marzo 2013
Orari feriali ore 21.00 | domenica ore 16.00 | Info www. arenadelsole.it

COSÌ LA STAMPA

Mi pare che la regia di Luca De Fusco sottolinei con adeguata precisione tali pregi del testo. I personaggi, materializzandosi dal buio come soprassalti della coscienza, vengono sovrastati, in quanto corpi, dall’immagine dei loro volti proiettata in primo piano e, così, ricondotti alla propria natura d’idee. Fra gl’interpreti, intensi e giusti Gaia Aprea (Antigone) e Paolo Serra (il Legislatore).
(Enrico Fiore, Il Mattino, 28 settembre 2012).

Inizia e finisce con un eccesso, con Antigone sospesa nell’aria come per un “cielo sopra Tebe”, la messinscena di Luca De Fusco per l’Antigone sofoclea ben riscritta con linguaggio alto e temi odierni da Valeria Parrella. Ma la regia di De Fusco tutela poi con efficaci sottrazioni di enfasi, a rischio di minor spettacolarità, la disputa etica della tragedia.
(Rodolfo Di Giammarco, la Repubblica, 30 settembre 2012)

Uno spettacolo essenziale e pulito. Una specie di grande scatola nera che come per magia sputa fuori i suoi personaggi-fantasma. […] Valeria Parrella rilegge l’antico mito sofocleo spostando il problema della sepoltura di Polinice su un altro versante, quello dell’eutanasia. Così Antigone – che il regista affida a una sua storica attrice, Gaia Aprea, intensa, credibile, emozionante – decide di staccare quel respiratore che da 13 anni tiene in vita il fratello Polinice, contravvenendo alle leggi di Tebe […] Cinema, teatro e le belle musiche di Ran Bagno dialogano con naturalezza regalandoci uno spettacolo che ci lascia in bilico, tra ragione e sentimento, tra verità e giustizia.
(Francesca De Sanctis, l’Unità, 29 settembre 2012)

Un’inedita interpretazione di un mito antico che tuttora offre spunti di riflessione sulla condizione umana. Insomma, la Parrella entra nel vivo del dibattito a passo sicuro con un nuovo testo che, pur rispettando la struttura epica e il linguaggio alto e prezioso dell’opera originale, non ne ricalca o ne ricopia la trama, piuttosto ne aggiorna i contenuti.
(Emilia Costantini, Corriere della sera, 1 ottobre 2012)

Oratorio capace d’esaltare la prova degli attori. Affidata a Gaia Aprea, Antigone è forza e presenza dura, decisa e sofferente […] Divinità laiche dai volti dilatati in proiezioni che non cancellano le emozioni.
(Giulio Baffi, la Repubblica Napoli, 28 settembre 2012)

Valeria Parrella ha colto in Antigone un implacabile affondo sul tema dell’eutanasia e dell’accanimento terapeutico, schierandosi in modo convinto a favore della libera scelta sulla “dolce morte”: l’esito drammaturgico dello spettacolo visto al Mercadante di Napoli è interessante, si tiene, per coerenza e afflato. Della tragedia rimane il pensiero, i personaggi, l’opzione di un linguaggio alto, l’anti psicologismo.
(Andrera Porcheddu, linkiesta.it, dicembre 2012)

L’Antigone, metafora dei diritti del singolo contro dittatura e totalitarismo, – o per dirla alla maniera dell’esistenzialista Emmanuel Lévinas, contro “totalità e infinito” – di Luca De Fusco è una pittura compatta: la sua costruzione meta teatrale, cinematografica e sinfonica, convince.
(Angela Di Maso, Roma, 28 settembre 2012)