comunicato stampa

 

Al Teatro Mercadante Filippo Dini dirige e interpreta

IL CROGIUOLO

di Arthur Miller nella traduzione di Masolino d’Amico

Uno dei testi più feroci e critici verso la società americana

di denuncia dell’intolleranza e della violenza

innescati dalla delazione e dalla calunnia

che la nostra storia recente sembra riportare all’attualità

Uno spettacolo imperdibile in scena

da martedì 29 novembre a domenica 4 dicembre

Prosegue la programmazione del Teatro Mercadante di Piazza Municipio dove dal 29 novembre al 4 dicembre va in scena un grande spettacolo sia dal punto di vista dell’impegno produttivo – che vede insieme il Teatro Stabile di Torino–Teatro Nazionale, il Teatro Stabile di Bolzano, il Teatro di Napoli–Teatro Nazionale con il sostegno della Fondazione CRT – sia per l’importanza e l’attualità dei temi trattati.

Si tratta de Il crogiuolo, il testo di Arthur Miller del 1953 qui nella traduzione di Masolino d’Amico e la regia di Filippo Dini.

Dopo i recenti successi di Casa di bambola, The Spank e Ghiaccio, Filippo Dini affronta, nella doppia veste di regista e di interprete – affiancato da una numerosa e straordinaria compagnia di interpreti –  uno dei testi più feroci e critici nei confronti di una società, quella americana, ma per estensione quella umana, in cui la delazione e la calunnia innescano un meccanismo incontrollabile di intolleranza e di violenza.

Arthur Miller scrive Il crogiuolo nel 1953 durante il Maccartismo (o anche “caccia alle streghe rosse”): una vera e propria psicosi anticomunista, che si protrasse per tutti gli anni Cinquanta con strascichi anche oltre, generando terrore, tradimenti, condanne, morti. Sulla spinta di questo stato di follia collettiva, il drammaturgo sceglie di rappresentare la comica demenza della sua contemporaneità e i suoi tragici esiti attraverso la storia di uno degli episodi più misteriosi della storia americana: la caccia alle streghe avvenuta a Salem, in Massachusetts nel 1692. Dichiara Filippo Dini: «A Salem tutto ebbe inizio dallo strano comportamento di un paio di adolescenti, che forse manifestavano solo la difficoltà di molte loro coetanee di tutte le epoche a superare quella terribile e beata età in cui si lotta furentemente per diventare adulti, desiderando la morte del fanciullo che ci tiene ancorati all’innocenza. Fu così che i medici, non trovando ragioni scientifiche ai loro bizzarri atteggiamenti, rimandarono la faccenda alle autorità, alla comunità, quindi alla chiesa, al pastore. Ne conseguì che le ragazze, accusate di essere preda di un maleficio, si videro costrette ad accusare altre persone dello stesso villaggio di averle stregate e grazie ad un crescendo di follia e paura, e grazie all’espandersi del fenomeno ad altre ragazze, e di conseguenza ad altre persone accusate, 144 persone furono processate e 19 furono giustiziate mediante impiccagione.

Miller scrisse questo dramma durante quel periodo funesto (uno dei tanti nella storia degli Stati Uniti) del Maccartismo, quando lui ed altri artisti e intellettuali furono “presi sotto osservazione” dalla Commissione per le attività antiamericane, prima sotto la presidenza Truman, poi sotto quella di Eisenhower. L’arma più efficace e quindi maggiormente utilizzata in questa indagine fu la delazione: chi non faceva dei nomi di altri simpatizzanti comunisti, veniva accusato di oltraggio e oltre a passare qualche guaio con la giustizia, avrebbe decretato la fine della propria carriera. Lo scrittore non ne fece nessuno, quando venne interrogato qualche anno dopo aver scritto Il crogiuolo, e tutto sommato riuscì ancora a lavorare con discreto successo. La trasposizione della sua storia in quella di Salem è una metafora della sua vicenda personale, ed è quella alla quale ci aggrappiamo per raccontare il nostro contemporaneo. Sono sinceramente onorato di intraprendere questo viaggio e mi sento anche un po’ confusamente grato alla sorte, che non mi abbia permesso di metterlo in scena negli anni precedenti, ma solo adesso, dopo aver visto l’esplodere della pandemia e della guerra in Ucraina. Certamente avrei preferito non vedere nessuna delle due, ma entrambe, in forme diverse, hanno generato diversi stili di follia e di isteria collettive, sia mentale sia intellettuale, sia ovviamente sociale. Conosciamo oggi ogni sorta di delirio isterico e folle che consuma il nostro vivere quotidiano e ammala, oltre che l’aria e il cibo, anche la nostra anima, continuamente, inesorabilmente. Miller ha proiettato il suo mondo nella Salem della caccia alle streghe, attestandone le similitudini prima, e restituendo forza disgregatrice a quel sistema, poi. A noi non rimane che raccogliere le nostre forze più pure e potenti, la massima lucidità di pensiero e la più forte volontà di azione, per poter raccontare questa storia».

 

Teatro Mercadante > 29 novembre – 4 dicembre 2022

IL CROGIUOLO

di Arthur Miller

traduzione Masolino d’Amico

con (ordine alfabetico)

Virginia Campolucci, Gloria Carovana, Pierluigi Corallo, Gennaro Di Biase, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Didì Garbaccio Bogin, Paolo Giangrasso, Fatou Malsert, Manuela Mandracchia,

Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Valentina Spaletta Tavella, Caterina Tieghi,

Aleph Viola.

regia Filippo Dini

scene Nicolas Bovey

costumi Alessio Rosati

luci Pasquale Mari

musiche Aleph Viola

collaborazione coreografica Caterina Basso

aiuto regia Carlo Orlando

produzione

Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale / Teatro Stabile di Bolzano / Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, con il sostegno della Fondazione CRT

In accordo con Arcadia & Ricono Ltd

per gentile concessione di ICM partners c/o ICM Partners

c/o Concord Theatricals Corporation

Link per scaricare il Programma di sala e foto dello spettacolo: https://www.dropbox.com/sh/4by3n7tb93wj0ky/AACp1PaLCfu4LMiGhibLyk_fa?dl=0 

info: www. teatrodinapoli.it

biglietteria tel. 081.5524214 | e-mail biglietteria@ teatrodinapoli.it

 

Lo scorso 14 novembre al Teatro Nuovo di Napoli al regista e attore Filippo Dini l’ANCT (Associazione Nazionale Critici di Teatro) ha conferito il Premio della Critica 2022 per la sua attività in campo teatrale, con la seguente motivazione:

«Un’aura crepuscolare innerva le belle regie di Filippo Dini. Schivo, determinato, riflessivo, ha sviluppato un percorso avvincente e originale zigzagando tra drammaturgia contemporanea e classici, saviamente adattati. Dini carica di senso il proprio lavoro sia nelle scelte dei testi, sia nel cesello della messinscena, che trabocca una lieve sofferenza, ma l’atto creativo è doloroso. Genovese di nascita, dal 2021 è regista residente al Teatro Stabile di Torino dove, nelle ultime stagioni, ha diretto e recitato Casa di bambola di Ibsen, The Spank di Hanif Kureishi, Ghiaccio di Bryony Lavery e Il crogiuolo di Arthur Miller.

Regista ma anche attore, con un prezioso aiuto regista e una squadra di colleghi compatta e affiatata, l’artista sviscera i rapporti di coppia, nell’inesausto e misterioso conflitto tra coniugi, nella critica alle etichette borghesi o si immerge nelle profondità dell’animo umano per indagare l’indicibile della ferocia omicida, lasciando però spiragli di rinascita, di riscatto, che balenano spesso nei suoi lavori. E nonostante i temi urticanti Dini riesce a parlare a tutti, con un teatro radicato sugli attori e la recitazione, con un linguaggio al contempo intelligìbile, immediato, ma disseminato di segni, molti tasselli di un discorso che si riverbera, amplificando la portata delle opere, popolare in senso nobile, soprattutto aperto alla molteplicità di interpretazioni del grande pubblico. Che Dini, senza blandire, sa conquistare».