comunicato stampa

 

Da martedì 6 a domenica 11 dicembre al Teatro Mercadante

in scena il singolare allestimento tutto al femminile di

OTELLO da William Shakespeare

su traduzione e drammaturgia di Letizia Russo

con la regia di Andrea Baracco

interpretato da (in o.a.)

Valentina Acca, Verdiana Costanzo, Francesca Farcomeni

Federica Fracassi, Federica Fresco, Ilaria Genatiempo

Viola Marietti, Cristiana Tramparulo

 

Arriva a Napoli sul palcoscenico del Teatro Mercadante da martedì 6 a domenica 11 dicembre lo spettacolo prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria Otello, da William Shakespeare, nella traduzione e la drammaturgia di Letizia Russo con la regia di Andrea Baracco.

Le scene sono di Marta Crisolini Malatesta, i costumi di Graziella Pepe, le luci di Simone De Angelis, le musiche di Giacomo Vezzani. Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria con il contributo speciale della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli.

Una singolare messa in scena del capolavoro shakespeariano affidata ad uno straordinario cast tutto al femminile composto da Valentina Acca, Verdiana Costanzo, Francesca Farcomeni, Federica Fresco, Viola Marietti, Federica Fracassi nel ruolo di Iago, Ilaria Genatiempo nel ruolo di Otello e Cristiana Tramparulo  nel ruolo di Desdemona.

Con Otello, Shakespeare ha consegnato alla letteratura occidentale uno dei suoi personaggi più archetipici: Iago. E, attraverso di lui, una riflessione spietata, eppure carica di pietas, sulle debolezze umane e sull’imprevedibile capacità che abbiamo di generare il male e di accoglierlo come insospettabile parte di noi stessi. La potenza del triangolo Otello-Iago-Desdemona sta nella corsa verso la distruzione di sé e degli altri, in un gioco che trasforma l’immaginazione in realtà e la realtà in immaginazione. Io non sono ciò che sono, dichiara Iago nella prima scena del primo atto. Questa definizione che dà di sé non cessa di essere vera se applicata anche agli altri protagonisti della tragedia. Cosa siamo, noi esseri umani, se non materia instabile, che le circostanze possono spingere alle scelte più estreme, alle scoperte interiori più inattese, e ai gesti più feroci?  La tragedia del Moro di Venezia affonda le proprie radici nella linea d’ombra su cui ognuno di noi cammina come un funambolo in cerca di equilibrio, nella speranza, ma senza la certezza, di non cadere mai.

 

Durata spettacolo 2h e 35’ più intervallo

Info: www.teatrodinapoli.it

Biglietteria tel. 081.5513396 | biglietteria@ teatrodinapoli.it

Note di regia

Il testo di Otello, con le sue domande abissali sull’ambiguità della natura e delle relazioni umane, mi accompagna da molti anni. Esiste, poi, nel testo, un altro tema per me cruciale: la riflessione sulla profonda affinità tra ciò che è teatro e ciò che è vita. Caso e realtà sono le due forze che muovono la storia, gli elementi che Iago, raffinato improvvisatore, combina e manipola per realizzare il suo sogno di perdente radicale, di anima votata alla rovina dentro e fuori di sé. Iago conosce il proprio desiderio oscuro, ma costruisce solo nel tempo, e improvvisando, i dettagli del proprio piano, trasformando scena dopo scena un’oscura volontà in una concreta e collettiva discesa agli inferi. Il suo agire è quello dell’autore che plasma i propri personaggi, è quello del regista che crea l’universo in cui farli vivere (e morire), è quello dell’attore che conosce l’altro da sé perché non teme di conoscere se stesso. Accanto a lui, Otello e Desdemona, complici involontari del suo disegno, e vittime di un caso che li mette crudelmente di fronte alla verità su se stessi. Confrontarsi con Otello nel contemporaneo, poi, significa anche scegliere se fondare la propria riflessione sugli aspetti sociali e di dibattito pubblico che il testo genera nei nostri tempi, o affrontarlo cercandone i principi poetici più profondi, le domande più universali. Per l’amore che ho per questo testo, sento la responsabilità di restituirlo al pubblico come squarcio sull’umano e sulle sue contraddizioni.

Da queste considerazioni, ho immaginato a fondazione del progetto un principio di ribaltamento del canone shakespeariano: un cast esclusivamente femminile. Non si tratta di una scelta estetica. Ma poetica: è un inganno, per liberare lo sguardo del pubblico dai pregiudizi sulla storia e i suoi temi, e lasciarsi attraversare dalla terribile consapevolezza che chiunque di noi può, un giorno, trovarsi a giocare il ruolo della vittima o del carnefice, se volontà, fragilità e caso si trovano allineati come astri di una costellazione.

Andrea Baracco

 

Note di drammaturgia

Mai come nell’Otello di Shakespeare il principio per cui la parola non è pura descrizione della realtà, ma strumento di creazione della realtà stessa, si fa vivo e evidente.

Ogni destino, in questa tragedia, si compie attraverso la parola. Desdemona si innamora dei racconti di Otello sul proprio passato. Otello conosce il mostro dagli occhi verdi grazie alle parole di Iago. Iago sottomette tutti, anche se stesso, alle proprie parole inventate o soltanto insinuate, fino a ridursi al silenzio. Per questo progetto, il lavoro della drammaturgia sarà stratificato: inizierà con una nuova traduzione dell’originale shakespeariano, per restituirne la possibilità di dialogare col presente. Poi, diventerà ricerca di una lingua diversificata e specifica: bassa, insinuante, pericolosa quella di Iago; in precipitosa trasformazione e frammentazione quella di Otello; concreta e cristallina quella di Desdemona; vivida e sintetica quella di ognuno degli altri personaggi.

Come fosse materia organica, la lingua sarà accadimento e spazio, universo in trasformazione. Un’isola in cui i destini degli esseri umani mostrano il volto terribile del Fato.

Letizia Russo