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ASSUNTA SPINA

di Salvatore Di Giacomo - regia Pino Carbone

TEATRO SAN FERDINANDO 7 Febbraio 2019   17 Febbraio 2019
Teatro San Ferdinando, 2 Luglio ore 21.00 e
Teatro San Ferdinando, 2 Agosto ore 21.00 e
Teatro San Ferdinando, 2 Settembre ore 19.00 e
Teatro San Ferdinando, 2 Ottobre ore 18.00 e
Teatro San Ferdinando, 2 Dicembre ore 21.00 e
Teatro San Ferdinando, 1 Gennaio ore 17.00 e
Teatro San Ferdinando, 1 Gennaio ore 17.00 e
Teatro San Ferdinando, 1 Gennaio ore 21.00 e
Teatro San Ferdinando, 1 Gennaio ore 19.00 e
Teatro San Ferdinando, 1 Gennaio ore 18.00 e
07/02/2019 ore 21.00
08/02/2019 ore 21.00
09/02/2019 ore 19.00
10/02/2019 ore 18.00
12/02/2019 ore 21.00
13/02/2019 ore 17.00
14/02/2019 ore 17.00
15/02/2019 ore 21.00
16/02/2019 ore 19.00
17/02/2019 ore 18.00

ASSUNTA SPINA
di Salvatore Di Giacomo
regia Pino Carbone
con Chiara Baffi, Alessandra Borgia, Anna Carla Broegg, Valentina Curatoli, Renato De Simone, Claudio Di Palma, Francesca Muoio, Alfonso Postiglione, Rita Russo
scene Luigi Ferrigno
costumi
Annamaria Morelli
luci
Cesare Accetta
musiche Marco Messina e Sacha Ricci 
aiuto regia Giovanni Del Monte
assistente scene Sara Palmieri
assistente costumi Giorgia Chiavelli
direttore di scena Sandro Amatucci
macchinista Marco Di Napoli
elettricista Fulvio Mascolo
fonico Alessandro Innaro
sarta Roberta Mattera
foto di scena Marco Ghidelli
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale

A Pino Carbone – giovane talento della scena napoletana – lo Stabile di Napoli ha affidato la regia di una delle opere più note e amate di Salvatore Di Giacomo.

“Abbiamo lavorato ad Assunta Spina di Di Giacomo immaginandolo come un’opera lirica. Le grandi passioni, vengono vissute, contrastate, urlate o trattenute davanti agli occhi di tutti e sulle bocche di tutti. Nove attori in scena e molti più personaggi. Colori sgargianti per sottolineare la sfrontatezza delle emozioni. Suoni che rafforzano l’emotività da cui sono generati.  Un giardino pieno

A Pino Carbone – giovane talento della scena napoletana – lo Stabile di Napoli ha affidato la regia di una delle opere più note e amate di Salvatore Di Giacomo.

“Abbiamo lavorato ad Assunta Spina di Di Giacomo immaginandolo come un’opera lirica. Le grandi passioni, vengono vissute, contrastate, urlate o trattenute davanti agli occhi di tutti e sulle bocche di tutti. Nove attori in scena e molti più personaggi. Colori sgargianti per sottolineare la sfrontatezza delle emozioni. Suoni che rafforzano l’emotività da cui sono generati.  Un giardino pieno di fiori, come tentativo di bellezza e di pace. Al centro una vetrina tribunale, una vetrina casa. Come luogo di intimità non rispettata. Come una gabbia. Tutto ciò che è detto, agito e provato intimamente, viene messo in mostra. Nessun segreto, nessun trucco nascosto, neanche quello teatrale, solo un gioco condiviso, un gioco di travestimenti e tradimenti. I personaggi di Assunta Spina giocano con il fuoco delle passioni, e ne restano bruciati. Non possono fare altro che lasciarsi guardare, giudicare, condannare. Ognuno ha il suo conflitto, ognuno ha una personale tragedia.
Sentono addosso la necessità di presentarsi, come convocati da qualcuno che ha l’autorità per farlo. Sentono l’urgenza di affermarsi, di sopraffare. Nascono con l’abitudine a difendersi. Portano dentro la propria provenienza, lo stato sociale, la complessità del doversi guadagnare la vita, o almeno il proprio ruolo all’interno di uno schema sociale forzato, deciso, scritto. A questi personaggi nessuno ha mai regalato nulla. In Assunta Spina si intrecciano tematiche universali, come la perdita delle certezze, la guerra tra poveri, la mancanza del controllo, la sensazione di far parte di una società all’interno della quale non c’è spazio per loro, se non dalla parte del torto.
Tematiche senza tempo che ancora oggi ci appartengono. Un melodramma in vetrina, una storia passionale messa in vendita, proprio come la città che la partorisce e l’accoglie. La storia privata, intima di una “malafemmina” che la passione, la sua stessa passione, rende lirica, poetica, tragica. Tutto nasce da uno sfregio, che lascia una ferita che proprio non riesce a sanarsi, nonostante lo sforzo visibile, dichiarato, ed esposto al pubblico.
La fine ci riporta al punto e al luogo di partenza, come in una processione circolare e pomposa. Il finale dell’opera sembra essere la sua overture”.

Pino Carbone

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