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IL VANTONE

di Plauto, traduzione di Pier Paolo Pasolini, regia Arturo Cirillo

TEATRO MERCADANTE 22 Gennaio 2013   27 Gennaio 2013
ore 21.00
ore 21.00
ore 17.30
ore 21.00
ore 21.00
ore 18.00

IL VANTONE

con Arturo Cirillo, Michelangelo Dalisi, Rosario Giglio, Vincenzo Nemolato, Luciano Saltarelli
costumi Gianluca Falaschi
luci Badar Farok
musiche Francesco De Melis
regista assistente Roberto Capasso
foto Marco Ghidelli
produzione Teatro Stabile di Napoli, Fondazione Campania dei Festival

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Arturo Cirillo, con il suo gruppo consolidato di attori, si accosta a Plauto attraverso lo sguardo contemporaneo di Pier Paolo Pasolini che del Miles Gloriosus fece molto più di una semplice traduzione. Il lavoro dello scrittore è risultato infatti un vero e proprio rifacimento che rende l’universo di Plauto particolarmente attuale, restituendone il contesto più che la parola. Si tratta, in altri termini, di una traduzione “artistica” capace di reinventare e introdurre personaggi popolari e rionali, creando un meccanismo teatrale parallelo a quello plautino. “Il miles gloriosus di

Arturo Cirillo, con il suo gruppo consolidato di attori, si accosta a Plauto attraverso lo sguardo contemporaneo di Pier Paolo Pasolini che del Miles Gloriosus fece molto più di una semplice traduzione. Il lavoro dello scrittore è risultato infatti un vero e proprio rifacimento che rende l’universo di Plauto particolarmente attuale, restituendone il contesto più che la parola. Si tratta, in altri termini, di una traduzione “artistica” capace di reinventare e introdurre personaggi popolari e rionali, creando un meccanismo teatrale parallelo a quello plautino.
Il miles gloriosus di Plauto tradotto da Pasolini in una lingua tutta teatrale che nasce dall’avanspettacolo e si formalizza nella struttura metrica dei doppi settenari già usati da Molière e dall’uso della rima è – spiega Arturo Cirillo – al centro di questo lavoro, affidato ad una compagnia di soli uomini che, secondo un uso antico del teatro, si traveste nei vari personaggi della commedia, creando un rapporto tra le lingue teatrali del varietà. Un viaggio attraverso la musicalità del dialetto e la ritmicità del verso giocato in uno spazio vuoto, tra residuati teatrali e costumi dall’estroso repertorio, per narrare una storia semplice ed antica con la sensibilità del teatro di oggi. Una storia di servi e padroni, di generali alla Falstaff, di gabbati e torturatori, di donne scaltre ed innamorate, che danno vita ad un mondo basso da cui avvolte nasce la poesia”.