Per Aspera ad Astra. Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza è il progetto di Carte Blanche – Centro Nazionale Teatro e Carcere nato quattro anni fa come esperimento pilota finalizzato a esportare l’esperienza trentennale e il modello operativo della Compagnia della Fortezza diretta da Armando Punzo nella Casa di Reclusione di Volterra, Compagnia con la quale il Teatro di Napoli ha avviato una collaborazione anche sul progetto di inclusione sociale Arrevuoto.
Per Aspera ad Astra si propone di promuovere progetti culturali e di ricerca artistica all’interno degli istituti penitenziari attraverso azioni e percorsi di formazione professionale capaci di dare valore alla cultura, alle arti e ai mestieri del teatro.
Il Teatro di Napoli e l’Istituto penale minorile di Nisida sono entrati nella rete nazionale avviando percorsi formativi insieme a due compagnie molto attive in ambito sociale sul territorio cittadino: Putéca Celidònia e Manovalanza Teatro. I corsi, per i 15 partecipanti selezionati, sono iniziati lo scorso 26 ottobre 2021 e andranno avanti fino a maggio 2022 secondo un calendario di due o tre incontri settimanali tenuti da Adriana Follieri, Emanuele D’Errico, Clara Bocchino e Raimonda Maraviglia (Recitazione e drammaturgia), Davide Scognamiglio (Disegno luci teatrale e illuminotecnica), Francesco Troise (Fonica e tecnica del suono), Rosita Vallefuoco (Scenografia) e Giuseppe Avallone (Costume).

Il tutoraggio, il coordinamento e il monitoraggio dei corsi nell’Istituto penitenziario di Nisida è affidato a Adriana Follieri, Teresa Raiano e Umberto Salvato.

Il progetto è sostenuto da ACRI (Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio Spa), e coinvolge 14 realtà teatrali e 11 Fondazioni bancarie fra cui Fondazione con il Sud.

Corso di formazione I mestieri del teatro
realizzato con i ragazzi e le ragazze dell’Istituto penale per i minorenni di Nisida

condotto da
Manovalanza: Adriana Follieri, Davide Scognamiglio, Francesco Troise
Putéca Celidònia: Giuseppe Avallone, Clara Bocchino, Emanuele D’Errico,
Raimonda Maraviglia, Rosita Vallefuoco

coordinamento, tutoraggio e monitoraggio Teresa Raiano, Umberto Salvato

FIORITURE | fratelli
regia Adriana Follieri
scene Rosita Vallefuoco
disegno luci e foto Davide Scognamiglio
disegno del suono Francesco Troise

con i ragazzi e le ragazze dell’Istituto penale per i Minorenni di Nisida

si ringrazia
l’Istituto Penitenziario di Nisida nelle persone del direttore Gianluca Guida,
del responsabile dell’area educativa Paolo Spada e di tutti gli Agenti di Polizia penitenziaria,
e Sebastiano Cautiero, Mariachiara Damiano, Federica Di Gianni, Carla Pastore, Antonio Testa, Fabio Varriale

produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
nell’ambito di Per Aspera ad Astra – Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza

Per Aspera ad Astra – Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza è un progetto che mette in rete 15 compagnie teatrali, per portare lo studio e la pratica del teatro e delle arti
performative dentro 14 carceri distribuite su tutto il territorio nazionale. Attraverso corsi di formazione professionale, workshop, spettacoli ed eventi, le persone detenute possono accedere alla conoscenza e alla pratica dei mestieri del teatro, dalla recitazione alla drammaturgia, dalla scenografia al costume, dalla fonica al light design.

Progetto ideato e capitanato da Carte Blanche / Compagnia della Fortezza, promosso da Acri, sostenuto da Fondazione Cariplo, Fondazione Carispezia, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo,
Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione Con il Sud, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione di Sardegna, Fondazione Tercas, Fondazione di Modena (2018/2019).
Le carceri e le compagnie teatrali coinvolte nella IV edizione sono Casa di Reclusione di Volterra (PI) – Carte Blanche/ Compagnia della Fortezza, Casa di Reclusione Milano Opera – Opera Liquida, Casa Circondariale di Torino Lorusso e Cutugno – Teatro e Società, Casa Circondariale di Palermo Pagliarelli – Associazione Baccanica, Casa di Reclusione
di Vigevano (PV) – FormAttArt, Casa di Reclusione di Padova – Teatro Stabile del Veneto, Casa Circondariale di La Spezia – Associazione Gli Scarti, Casa Circondariale di Cagliari Uta – Cada Die Teatro, Casa Circondariale di Perugia
Capanne –Teatro Stabile dell’Umbria, Casa Circondariale di Bologna Rocco D’Amato – Teatro dell’Argine, Casa di Reclusione di Saluzzo (CN) – Voci Erranti, Casa Circondariale di Genova Marassi – Teatro Necessario, Casa Circondariale di Teramo – ACS Abruzzo, Istituto Penale Minorenni di Nisida (NA) – Manovalanza/Putéca Celidònia / Teatro di
Napoli – Teatro Nazionale.

La scena è completamente bianca, e sarebbe abbagliante se non fosse in penombra. Una porta o fessura nel mezzo, nera, stabilisce dimensioni e profondità, che si fanno però mutevoli
di volta in volta, e non siamo mai certi di trovarci al di qua o al di là della soglia. La scena è la soglia stessa. Scale e gradini sospesi in prossimità di questa soglia avvicinano e protendono lo sguardo di ciascuno verso gli attraversamenti e i passaggi sperati: la tensione verso la casa, verso un “dentro” che nasconda, pacifichi, consoli, protegga, o verso un luogo esterno che sublimi la tensione eroica di universale ricerca e affermazione di sé nel mondo di fuori, ricerca agìta con lo slancio vitale del giovane animale sociale, nel concreto filo delle sue relazioni con l’altro.
Le molte lettere che invadono la scena raccontano della fitta corrispondenza tra un fratello e una sorella lontani; sono le mappe per non perdersi nella dimenticanza che talvolta la distanza provoca. Della tragedia greca Elettra viene esplorato un nucleo preciso in questo lavoro di composizione scenica condivisa con i giovani attori e attrici detenuti a Nisida: il legame tra fratelli, la frattura che la separazione provoca e il conseguente desiderio di ricomporsi nell’incontro, il riconoscimento di questa forma d’amore purissima, il valore della fratellanza anagrafica e del sentimento di fraternità capace di estendersi anche oltre, verso i legami scelti, non necessariamente genealogici, ma altrettanto generativi.
Qual è il tuo pensiero ricorrente? Mio fratello.
Cosa ti rende felice? Abbracciare mia sorella.
La spiazzante semplicità di queste affermazioni e al tempo stesso la loro universalità, esplicita la necessità di edificare nella penombra un’altra realtà, luminosa e vitale, capace di riconoscere il
sacro nelle forme piccole e nascoste, capace di moltiplicare questa fratellanza con tutta la forza di cui siamo capaci. Convivono sulla scena personaggi concreti e personaggi onirici, tenendo sempre saldo il legame tra la terra e il cielo, tra il possibile e il già esperito, tra la forza di gravità e il desiderio.
Il Marconista è un messaggero: ponte terreno e ponte celeste, tessitore di legami, artigiano delle cuciture, artefice delle trasformazioni da un mondo concreto, finito, di schiacciante realtà, nel
concreto poetico di altre realtà possibili; è un creatore di fiori, araldo di bellezza celeste in terra. I fratelli hanno bisogno di queste briciole di poesia per ritrovarsi, ché una strada per tornare deve
pur esserci. Le lettere, scritte a centinaia e mai spedite, sono mattoni leggeri, tessere di questo mosaico che compone il ponte, il varco dell’incontro, lo spazio della possibilità, l’architettura della
nuova realtà edificata e percorsa.

Talvolta per vedersi occorre venirsi più vicino, venirsi incontro. Ogni lettera, ogni fiore che ne deriva, compone il passaggio verso l’altro, la ricomposizione dei legami spezzati, il disegno che nasce dall’unione di questi punti separati, la costellazione in terra dell’incontro tra Elettra e Oreste, la mappa dell’incontro tra ciascuno di noi con la sua parte rotta, l’abbraccio tra fratelli.