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MARIA STUART

di Friedrich Schiller, regia Andrea De Rosa

TEATRO MERCADANTE 17 Ottobre 2007   4 Novembre 2007
date da definire

MARIA STUART

di Friedrich Schiller
traduzione Nanni Balestrini
regia Andrea De Rosa
con Anna Bonaiuto, Frédérique Loliée
e Alessandra Asuni, Flavio Bonacci, Massimo Brizi, Andrea Calbucci, Fortunato Cerlino, Nunzia Schiano, Antonio Zavatteri
scene Sergio Tramonti
costumi Ursula Patzak
luci Pasquale Mari
musiche Giorgio Mellone
suono Hubert Westkemper
foto di scena Bepi Caroli

“Ho letto Maria Stuart, la prima volta, all’inizio del 2004.
In quei mesi la guerra in Iraq ci regalava una delle sue pagine più buie. Decine di persone, militari e gente comune, venivano prese in ostaggio, torturate, ferocemente sgozzate e decapitate.
Esecuzioni rituali, puntualmente registrate, filmate e fotografate, diffuse in rete a disposizione degli occhi del mondo.
Nella forma, sempre incomprensibile, della guerra, si affacciavano nuove e più misteriose figure, cariche di un dippiù d’arcaico veramente insopportabile.
Davanti alle immagini della decapitazione di Nick Berg – una delle prime vittime offerte ai nostri sguardi – sentii il bisogno di distogliere lo sguardo dal quotidiano. Il testo di Schiller mi apparve come un’occasione irrinunciabile per riflettere su quelle immagini, interrogarle guardando indietro, nella nostra storia, come attraverso il teatro si riesce a fare.
Lo sfondo storico della vicenda di Maria Stuart è quello dell’Europa del conflitto religioso tra cattolici e protestanti della fine del cinquecento. Ed è tutta una storia di teste tagliate. In Francia, nella notte di San Bartolomeo (23-24 agosto 1572) migliaia di protestanti vengono sgozzati: duemila in una sola notte e circa dodicimila nei giorni seguenti. Un massacro feroce, come pochi altri nella storia. La reazione protestante fu altrettanto violenta. L’inghilterra, come l’intera Europa, viveva nel terrore. I nemici del regno (cattolici) venivano torturati, tenuti in vita a soffrire fino alla morte. La tortura, oltre che per estorcere informazioni e confessioni, era anche un crudele mezzo per mantenere il potere attraverso il “terrore”. In nome di Dio, Londra metteva in mostra tutti i giorni le teste mozzate dei suoi nemici.
Con i personaggi di Maria Stuart e Elisabetta I, cattolica la prima, protestante la seconda, Schiller racconta il conflitto tra due società che – in un groviglio di interessi economici, politici e militari – trovano espressione nell’identità religiosa e attraverso questa si combattono sanguinosamente. Un’identità forte che, nel dramma, si scontra inesorabilmente col piano del diritto. Elisabetta deve far uccidere Maria, se vuole continuare a regnare. Ha la forza per farlo ma non il diritto. Per affermare il suo potere deve – è questo il suo dramma! – ignorare i legami familiari, la sacralità dell’ospite, il diritto dello straniero e infrangere, infine, il dogma dell’intoccabilità dei re.
Maria, da parte sua, ha molte colpe, ma nessuna tale da renderla passibile della pena capitale. Deve affrontare la morte e abbandonare via via la speranza di essere salvata dal diritto.
Sono proprio i rapporti tra il diritto e la forza che ci pongono domande, irrisolte, sulle loro drammatiche e attuali contraddizioni.
Nella costruzione dello spettacolo ho cercato, insieme agli attori e ai collaboratori, di ascoltare e far vivere queste domande. Nel farlo, mi è spesso tornata in mente una frase di Fabrizio De Andrè che diceva: non capisco perché continuiamo a chiamarlo passato, visto che non passa mai!”

Andrea De Rosa

Tournée 2007 – 2008

6 > 18 novembre
Milano, Piccolo – Teatro Sudio

23 > 25 novembre
Chieti, Teatro Marrucino

29 novembre > 2 dicembre
Ravenna, Teatro Alighieri

4 > 9 dicembre
Genova, Teatro della Corte

12 > 16 dicembre
Bari, Teatro Piccinni

8 > 13 gennaio
Moncalieri (Torino), Limone Fonderie Teatrali

18 > 19 gennaio
Teatro Ponchielli, Cremona

23 > 27 gennaio
Teatro Storchi, Modena

30 gennaio > 10 febbraio
Roma, Teatro Argentina
Rassegna stampa – estratti:

Il contesto determinato insieme con lo scenografo Sergio Tramonti parla di un teatro che è “prima” del teatro: con gli attori seduti, in attesa del loro turno di battuta, nelle poltrone sistemate ai due lati del palcoscenico eretto in platea; mentre Elisabetta, al suo apparire, sta seduta su un trono collocato al centro del palcoscenico “vero”, quello fisso, e dunque preesistente, del Mercadante. È l’equivalente visivo della sentenza già pronunciata. E una trovata davvero strepitosa, poi, è la passerella posata a vista, e addirittura con strepito, per unire i due palcoscenici in occasione dell’incontro (storicamente mai avvenuto!) fra le due regine: come si poteva sottolineare meglio l’artificiosità melodrammatica che diffusamente connota la tragedia schilleriana? Il tutto, infine, si riassume e si esalta nel duello di bravura tra le due protagoniste: Anna Bonaiuto (Elisabetta I) e Frédérique Loliée (Maria Stuart) offrono una prova d’attrice da collocare senza alcun dubbio in un’ideale antologia del teatro degli ultimi anni. […] Applausi scroscianti, e spesso a scena aperta, da parte di un pubblico eccellente che andava, poniamo, da Umberto Orsini a Mario Martone. (Enrico Fiore, «Il Mattino», 14 ottobre 2007)

Misurandosi con un’opera così densa di risonanze passionali, il giovane regista assume l’unico atteggiamento possibile in un’impresa del genere, cerca cioè di raggelarne i risvolti melodrammatici, riducendola a una sorta di scabro conflitto interiore tra le due figure femminili, l’una impegnata a dimostrarsi la più degna e la più forte fino all’estremo sacrificio, l’altra intenta soprattutto a combattere le proprie frustrazioni di figlia illegittima. (Renato Palazzi, «Il sole 24 ore», 14 ottobre 2007)

Al ben noto rigore di Anna Bonaiuto, perfetta nella sua scansione regale, rigida anche nell’oscillazione che precederà il verdetto finale, corrisponde infatti la litanica monodia della francese Frédérique Loliée, che nella fragilità di una lingua non sua come l’italiano, esprime invece tutta la potenza della propria disperazione. Che solo nel finale ritroverà dignità palingenetica. E in questo delicato braccio di ferro emozionale spiragli di grande equilibrio anche per gli altri personaggi, in particolare il generoso Mortimer di Fortunato Cerlino, anche nella scena della tentata violenza ai danni di Maria. (Stefano de Stefano, «Il Corriere del Mezzogiorno», 14 ottobre 2007)

Ai tempi di Shakespeare risale la vicenda di Maria Stuart secondo Friedrich Schiller, montata ora al Teatro Mercadante nella traduzione di Nanni Balestrini, regista Andrea De Rosa, con un’edizione che raddoppia la scena spostando in platea la prigione della protagonista Frédérique Loliée mentre lascia sul palco la reggia dell’Elisabetta di Anna Bonaiuto, con gran cura nell’analisi delle due superbe sovrane: più realistica una Stuarda meno bigotta e più sensuale del consueto, mentre Elisabetta rende più evidente la sofferenza interiore davanti all’ansia di potere che ne sacrifica l’umanità. (Franco Quadri, «La Repubblica», 15 ottobre 2007)

Tanto di cappello ad Andrea De Rosa per aver condotto la sua idea registica su un terreno di assoluta coerenza dal principio alla fine. Esaltante, poi, la contesa tra le due protagoniste: Frédérique Loliée (Maria Stuart) e Anna Bonaiuto (Elisabetta I) che regalano una interpretazione di rara intensità emotiva e comunicativa. Ma nel cast sono anche da segnalare Nunzia Schiano e Flavio Bonacci, rispettivamente nel ruolo di Anna Kennedy e Lord Talbot. (Francesco Urbano, «Roma», 19 ottobre 2007)