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( )PERA DIDASCALICA

di Alessandro Paschitto

RIDOTTO DEL MERCADANTE 24 Novembre 2021   29 Novembre 2021
Ridotto del Mercadante, 1 Gennaio ore 21.00 e
Ridotto del Mercadante, 1 Gennaio ore 21.00 e
Ridotto del Mercadante, 1 Gennaio ore 17.00 e
Ridotto del Mercadante, 1 Gennaio ore 17.00 e
Ridotto del Mercadante, 1 Gennaio ore 21.00 e
Ridotto del Mercadante, 1 Gennaio ore 21.00 e
24/11/2021 ore 21.00
25/11/2021 ore 21.00
26/11/2021 ore 17.00
27/11/2021 ore 17.00
28/11/2021 ore 21.00
29/11/2021 ore 21.00

( )PERA DIDASCALICA
testo e regia Alessandro Paschitto
con Raimonda Maraviglia, Alessandro Paschitto, Francesco Roccasecca

un progetto di Ctrl+Alt+Canc
in collaborazione con Theatron 2.0

produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
realizzato con il sostegno di C.U.R.A. Centro Umbro di Residenze Artistiche, Micro Teatro Terra Marique, Corsia Of-Centro di Creazione Contemporanea
foto Marco Ghidelli

PROGETTO VINCITORE
DELLA PRIMA EDIZIONE DEL PREMIO LEO DE BERARDINIS PER ARTISTI E COMPAGNIE CAMPANE UNDER 35

In scena non c’è nulla, se non tre attori incredibilmente convincenti nonostante il vuoto intorno, gli abiti dimessi, insomma nonostante la sottrazione di trama, personaggi, luoghi e azione: “Sì restiamo lì, buttati, davanti agli occhi degli spettatori. L’incapacità di rappresentare si fa immagine di un’altra incapacità: quella di vivere. Il qui e ora del teatro, privato di ogni simulazione, altera le sue frequenze rivelando significati nuovi: si fa racconto generazionale, esistenziale. Come possiamo rappresentare la vita se delle cose più semplici e quotidiane scopriamo di non sapere nulla

In scena non c’è nulla, se non tre attori incredibilmente convincenti nonostante il vuoto intorno, gli abiti dimessi, insomma nonostante la sottrazione di trama, personaggi, luoghi e azione: “Sì restiamo lì, buttati, davanti agli occhi degli spettatori. L’incapacità di rappresentare si fa immagine di un’altra incapacità: quella di vivere. Il qui e ora del teatro, privato di ogni simulazione, altera le sue frequenze rivelando significati nuovi: si fa racconto generazionale, esistenziale. Come possiamo rappresentare la vita se delle cose più semplici e quotidiane scopriamo di non sapere nulla o quasi? Cosa è necessario, possibile dire o fare nel qui e ora? Di tentativo in tentativo, fallimento in fallimento, qualcosa sembra rimanere. Un’eco, un sedimento che si cumula, un’impressione sempre più presente nel vuoto dello spazio. Le ripetizioni scavano come dei solchi, divaricano parentesi ancora non riempite. Se qualcosa appare, infine, lo fa solo in quanto proiettato da un di dentro di chi osserva. Il luogo della rappresentazione si sposta dalla scena vuota al retro dei suoi occhi. Come quando si aspetta un ceffone e non arriva. Dov’è finito? Dentro di noi”.