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DON CHISCIOTTE

adattamento teatrale di Rafael Azcona, Tullio Kezich e Maurizio Scaparro

TEATRO MERCADANTE 2 Novembre 2005   9 Novembre 2005
date da definire

Ospitalità

2 – 13 novembre 2005 | Sala Mercadante

Compagnia Italiana diretta da Maurizio Scaparro
Don Chisciotte
frammenti di un discorso teatrale
adattamento teatrale di Rafael Azcona, Tullio Kezich e Maurizio Scaparro
tratto da Don Quijote de la Mancha di Miguel De Cervantes
regia Maurizio Scaparro
con Pino Micol, Augusto Fornari, Marina Ninchi, Fernando Pannullo, I Pupi dei Figli d’Arte Cuticchio animati da Filippo Verna Cuticchio
e con Francesco Bottai, Stefania Caudullo, Vittorio Cucci, Guia Zapponi
musicisti Luca Bagagli, Riccardo Del Prete, Alessandra Sigillo
scena Roberto Francia
costumi Lele Luzzati
musiche Eugenio Bennato
coreografie Mariano Brancaccio
disegno luci Gino Potini

Singolare modernità di un viaggio della mente, che oscilla tra l’età dell’oro e l’età del ferro, in un’epoca che si trasforma davanti agli occhi dell’uomo. E i linguaggi mutano anch’essi, si voglia o no. La grande letteratura cavalleresca termina il suo ciclo, nasce il romanzo moderno, e Cervantes sorride già della cavalleria, così come delle parole, ormai antiche, che il Cavaliere Errante si porta appresso, assieme al suo scudiero.
Si citano, per datarli, i grandi miti, come l’Orlando, che diventano così oggetto di un mutevole ricordo e, nel migliore dei casi, nostalgia. Resta, invece, immutabile l’amore, per una Dulcinea che non si trova, e cambia continuamente apparenze, si nasconde, si traveste di fronte al Cavaliere che forse conosce la verità, ma non si stanca di cercare, non si arrende, non può.
Resta il teatro, infine, — ma vorrei dire la rappresentazione —, il discorso che attraversa tutto il Don Chisciotte di Cervantes, quasi a voler riassumere in lui i viaggi della mente e della conoscenza, i linguaggi che cambiano, gli amori che si cercano.
Il teatro, che cerca la verità attraverso l’illusione, ed è per questo — come ci ricorda Foucault — il più vicino allafollia. Così, naturalmente, questi «Frammenti di un discorso teatrale», che nascono in un periodo di grandi mutamenti, sono dedicati alla fatica e alla passione di tutti coloro che in teatro vivono, in mille modi diversi, una vita che rincorre i sogni e prova ad immaginare il futuro.

Maurizio Scaparro